Personaggi illustri

Castriota Scanderberg Sig. Francesco

Periodo: Napoli, 1841 – Taurisano 1905

Francesco Castriota Scanderberg

Discendente da una famiglia di nota ed antica nobiltà  e, per parte di madre, da quella dei Lopez y Royo, si entusiasmò alle gesta di Giuseppe Garibaldi, divenendone fervente seguace malgrado appartenesse a una famiglia non certo aperta ai nuovi sussulti sociali.

Dal 1871 si stabilì in Taurisano, dove fu sindaco dal 1872 al 1876, confermando sempre idee progressiste. Significativa la proposta dell’Amministrazione Comunale da lui guidata di murare sulla casa natale di G. C. Vanini una lapide dedicata alla memoria dell’illustre filosofo di Taurisano.


Corsano Prof. Antonio

Periodo: Taurisano, 1899 – Roma, 1989

Antonio Corsano

Docente universitario nelle Università  di Napoli, di Bari e di Roma. Grande personalità del mondo scientifico ed accademico, figura di alto vigore intellettuale e morale, storico della Filosofia, apprezzato autore in campo nazionale ed internazionale di “testi fondamentali nella storia del pensiero”, tutti di profondo contenuto filosofico.

Benchè sia rimasto quasi sempre lontano dal suo paese natio, per esso e per i suoi cittadini ha sempre dimostrato un’attenzione costante ed una alta e partecipata considerazione; ne è testimonianza la donazione degli eredi dell’illustre studioso di 1748 volumi alla Biblioteca di Taurisano, intitolata al suo nome e che costituiscono il “Fondo Corsano”.


Febbraro Arch. Antonio

Periodo: Taurisano, 1885 – 1965

Febbraro Antonio

E’ ricordato dai suoi concittadini come un bravo maestro della cartapesta.
Discepolo del Manzo, rinomato artista leccese, è stato autore di alcune statue di pregevole fattura.


Orlando Sig. Ugo

Periodo: Taurisano, 1910-1995

Ugo Orlando

Noto con lo pseudonimo di “Mastro Scarpa” a ricordo del mestiere prevalente di ciabattino da lui svolto. Autodidatta, appassionato ammiratore dei grandi poeti italiani, si è distinto come autore di poesie dialettali (in dialetto taurisanese), di ritratti, di bozzetti realistici e di varie altre produzioni, anche in prosa, sia in vernacolo, sia in italiano, caratterizzate da un ritmo molto fluido, armonico e scorrevole.

Parecchio materiale della sua attività  inventiva è andato perduto; ma la maggior parte della sua produzione è presente in varie raccolte, tra cui “Cose te casa noscia”, “Fame, focu e fantasia te l’anni verdi”, “Fascinu e fiuri te tanti culuri”.


Politi Prof. Francesco

Periodo: Taurisano, 1907 – Roma, 2002

Francesco Politi

Germanista. Inizialmente Direttore dell’Istituto di Cultura italiano di Monaco di Baviera e in altri Paesi Europei e successivamente docente universitario negli atenei di Bari e di Lecce.

Studioso profondo di grandi autori tedeschi e inglesi, da Schiller a Goethe, da Shelley a Holderlin ed altri classici, poliglotta, è stato autore di una vasta produzione letteraria di saggi, di traduzioni su poeti e scrittori di molte letterature, famosi ed anonimi, non solo dal tedesco, ma anche dall’inglese, dal greco e dal latino, tutte di alto spessore culturale e scientifico. Si è dilettato anche di poesia, in italiano e soprattutto nel suo amato dialetto taurisanese e salentino, al quale ha affidato la traduzione di opere importanti: “Orazio vivo” (1993) e “Poeti del mondo in dialetto salentino” (1996). Ha collaborato con le più grandi e prestigiose riviste letterarie italiane.


Sabato Prof. Aldo

Periodo: Taurisano, 1919 – Carmiano, 1976

Aldo Sabato

Educatore e musicista poliedrico e virtuoso. Dedito per molti anni all’insegnamento, prima come maestro elementare e poi come docente di scuola media, possedeva vasto e profondo sapere, anche in campo scientifico, che ha inculcato a tante generazioni di alunni e discepoli.

Ma viene ricordato soprattutto come musicista: autore di moltissime composizioni di vario genere e tipo (messe, canzoni laiche, folckloristiche e religiose, inni liturgici ed encomiastici, fiabe musicali); organizzatore e animatore di feste e spettacoli a scuola e nel paese; direttore di complessi bandistici, conosceva e suonava bene numerosi strumenti. Ha lasciato alcune pubblicazioni scolastiche per musica ed un trattato di armonia.


Solidoro Sig.ra Mirella

Periodo: Taurisano 13 luglio 1964 – Taurisano 4 ottobre 1999

Mirella Solidoro

Antonia Mirella Solidoro è nata il 13 luglio 1964 a Taurisano (Le), da una modesta famiglia di contadini. Terzogenita di cinque figli ha vissuto la sua fanciullezza serenamente, guidata e sorretta dall’amore dei suoi. A soli nove anni iniziò il suo lento martirio di giovane ammalata. Continui e forti mal di testa la costrinsero ad effettuare vari ricoveri ospedalieri e numerose consulenze specialistiche visive. Presso l’ospedale di Brindisi i sanitari riuscirono a diagnosticare, mediante la tac del cranio, un processo espansivo interessante la parete interiore e media del terzo ventricolo.

Antonia Mirella Solidoro è nata il 13 luglio 1964 a Taurisano (Le), da una modesta famiglia di contadini. Terzogenita di cinque figli ha vissuto la sua fanciullezza serenamente, guidata e sorretta dall’amore dei suoi.
A soli nove anni iniziò il suo lento martirio di giovane ammalata. Continui e forti mal di testa la costrinsero ad effettuare vari ricoveri ospedalieri e numerose consulenze specialistiche visive.
Presso l’ospedale di Brindisi i sanitari riuscirono a diagnosticare, mediante la tac del cranio, un processo espansivo interessante la parete interiore e media del terzo ventricolo. In seguito a tale referto, fu trasferita nell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, nella divisione di neurologia, dove si procedette all’intervento il 28 settembre 1979. Fu praticata una craniotomia fronto-temporale con esplorazione della zona endocranica e biopsia di una grossa neoformazione situata nella regione ottico-chiasmatica. All’esame istologico risultò essere “disgerminoma ipotalamico”, un tumore congenito. L’intervento fu eseguito con la speranza di una completa asportazione della massa, che, invece, risultò impossibile effettuare, data l’estensione della stessa e la sede delicata, per cui l’intervento fu solo esplorativo e diagnostico. Intanto Mirella si aggravò e, subito dopo l’intervento, perse la vista ed entrò in coma. I sanitari le dettero qualche mese di vita…

“Mi svegliai il due maggio 1982, mi sentii come una bambina appena nata. Il Signore mi chiamò alla vita per la seconda volta, in nuovo modo e in un nuovo mondo… Il Signore mi aiutò ad apprezzare e stimare la Croce e capii che quello era per me il più bel regalo…
Fu in quel buio che incominciai a vedere; non era la luce del mondo ma quella di Dio. In un primo momento mi sentii come un uccello, al quale il Signore aveva tagliato le ali, ma poi ho capito che il Signore mi stava dando più grandi ali per volare nel suo nuovo orizzonte.
Accettai il dolore e lo amai tanto da desiderarlo, capii che il Signore aveva bisogno di anime disposte ad immolarsi per la salvezza dell’umanità .
Gli anni passarono velocemente ed oggi mi trovo qui nei quattro muri della mia stanza, che è diventata il mio campo di missione, e in un letto, che è divenuto la mia dimora, con il desiderio di imitare Cristo ed essere una candela che si consuma per dare agli altri la Luce”.

Molti i sofferenti che la cercavano, la chiamavano per telefono per avere conforto, consiglio e il sostegno della sua preghiera. Trattava tutti con dolcezza e infondeva loro serenità , nonostante le sue indicibili sofferenze. Entrando nella sua cameretta di dolore, le persone percepivano l’intima unione che legava Mirella a Dio e respiravano una dolcezza tale che solo la confidenza nel Signore può offrire.
Tra le mani teneva costantemente intrecciata la corona del rosario; pregava giorno e notte, perchè un’insonnia quasi continua le dava la possibilità  di intercedere per tutti.
Dopo un breve ricovero a S. Giovanni Rotondo e più tardi presso l’ospedale G. Panico di Tricase (Le) entrò in un coma irreversibile e la mattina del 4 ottobre 1999 si spense con tanta pace, “come un uccellino” disse il medico che l’assisteva.
Ci rimane il suo testamento evangelico “Vivere per dare morire per ricevere” e la certezza che, dal Paradiso, Mirella prega ancora e intercede per tutti.
Mirella si è offerta a Dio, ha declinato il suo “Eccomi”, si è donata agli altri. Era convinta che l’amore porta al perdono e alla salvezza di ogni uomo. Abituata a dare aiuto ha lasciato a tutti noi il suo fulgido esempio: “Guardare alla Croce, unica nostra salvezza (+ Vito De Grisantis – vescovo).

Di Mirella Solidoro, con il nulla-osta della Sacra Congregazione delle cause dei santi in data 3 maggio 2008, è iniziato l’iter per il processo di beatificazione.
Il giorno 11 marzo 2009 il Vicario generale della Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca. Mons. Don Napoleone Di Secli’, unitamente al Consiglio Presbiterale Diocesano, si è costituito quale attore nella causa di canonizzazione della Serva di Dio Mirella Solidoro, designando quale postulatore diocesano di detta causa Padre Cristoforo Aldo DE DONNO o.f.m. del Convento Parrocchia Santa Maria delle Grazie di Squinzano (Le).

Anche se sono passati alcuni anni dalla sua morte, la sua tomba è stata ed è, anche se la Chiesa non ammette il culto per i Servi di Dio, meta di continui pellegrinaggi, sempre coperta di fiori, di biglietti, di richieste di intercessione. Nei bigliettini si nota la sofferenza della gente che a Mirella si rivolge per ottenere protezione. La diffusione di questa forma di “amicizia” nei confronti di Mirella può essere già  datata all’indomani degli stessi funerali: sin da quel giorno continua a consolidarsi l’idea dell’esistenza luminosa di Mirella, che, senza compiere gesti eroici o straordinari, è stata di esempio a tutti nella quotidianità  di un’esperienza di dolore “vissuto con amore” da accogliere sempre così come si presenta, donando “forza e vigore ai vacillanti”.

Mirella è stata sepolta nel cimitero di Taurisano fino al giorno 8 aprile 2011, giorno in cui, alla presenza di S.E. rev.ma mons Vito ANGIULI, vescovo di Ugento Santa Maria di Leuca, e con la partecipazione commossa di numerosi fedeli, convenuti anche da lontano, si è svolta la cerimonia della traslazione della salma dal cimitero alla chiesa parrochhiale dei SS. Martiri G. Battista e Maria Goretti. La stessa è stata sistemata in un sarcofago in marmo realizzato dall’artista taurisanese prof. Donato Minonni.
Fuori dalla Chiesa, il sindaco di Taurisano, Luigi Guidano, ha intitolato poi una strada a Mirella Solidoro-Serva di Dio, scoprendone la relativa targa.


Vanini Avv. Giulio Cesare

Periodo: Taurisano, 1585 – Tolosa, 1619

Il figlio più illustre è Giulio Cesare Vanini. Nato a Taurisano, nel 1585, da Giovan Battista e da Beatrice Lopez de Noguera, dopo aver compiuto gli studi in provincia si trasferì a Napoli, dove conseguì la laurea in “utroque iure”. Entrato nell’ordine carmelitano col nome di fra’ Gabriele, si trasferì a Padova, dove ebbe contatti con il gruppo di Paolo Sarpi, cominciando a distinguersi per un atteggiamento critico verso l’ortodossia cattolica e per la controversia religiosa antipapale. Per questi motivi dovette fuggire in Inghilterra, dove abiurò alla fede cattolica, ma dopo un periodo di circa due anni fu preso da ripensamenti e cercò di riannodare i contatti con la Chiesa di Roma.

Scoperto, fu rinchiuso in una prigione nella Torre del Palazzo di Lambeth, ma riuscì ugualmente a fuggire, grazie all’aiuto di esponenti dell’ambasciatore spagnolo a Londra. Preoccupato della intransigenza dei Tribunali dell’Inquisizione e non sicuro di ricevere il desiderato “perdono”, riparò in Francia, prima a Lione, dove pubblicò l’ “Amphitheatrum aeternae Providentiae” (1615) e successivamente a Parigi, dove pubblicò l’altra sua opera “De Admirandis Naturae … Arcanis” e cercò di entrare in contatto con personalità  e ambienti prestigiosi, facendosi, peraltro, apprezzare per la sua vasta cultura e la capacità  dialettica, con idee, però, non sempre adeguate alla morale di quel periodo. Infatti, le teorie esposte da Vanini nelle sue opere lo fecero guardare con sospetto e lo costrinsero a vivere isolato e nascosto. In questa condizione egli si trovava quando nel 1618 arrivò a Tolosa, dove le autorità  locali lo fecero arrestare (2 agosto). Il lungo e stressante processo contro di lui, accusato di ateismo e di bestemmie contro il nome di Dio, si concluse il 9 febbraio 1619 con la condanna ad essere arso vivo sul rogo; una sentenza spietata ed atroce che il boia eseguì dopo avergli strappato la lingua.

Dal punto di vista del pensiero G. C. Vanini viene inserito nel filone filosofico del libertinisme erudit: il suo orientamento si indirizza verso il naturalismo e lo sperimentalismo, con forte inclinazione per l’indagine sui fenomeni naturali, ritenendo che tutto deve essere sottoposto al vaglio critico della ragione. Trascurato nei secoli successivi, la sua personalità  e la sua opera sono state ultimamente ampiamente e meritamente rivalutate, grazie alle iniziative dell’Università  degli Studi di Lecce, del Comune e del Centro Studi “G. C. Vanini” di Taurisano, con il contributo di studiosi locali, nazionali e stranieri.